ginocchioMenisco

La terapia per curare i legamenti è abbastanza consolidata. Si ricorre a un tessuto del proprio corpo, come una piccola porzione della rotula o del tendine che lega il quadricipite, il più importante muscolo della coscia, alla rotula stessa. Questo pezzetto viene fissato con due graffette (viti) attraverso due minifori che vengono creati dai chirurghi nel femore e nella tibia. Molto più variegato e complesso è il sistema di interventi possibili sui menischi, le due semilune di cartilagine che fanno da ammortizzatori tra femore e tibia. Fino a qualche anno fa si rimuoveva completamente il menisco difettoso. Il problema è che poi il ginocchio rimaneva instabile e, soprattutto, il tessuto cartilagineo che ricopre anche la parte di tibia e femore a contatto con il menisco, con il passare del tempo si consumava, portando così a dolorose artrosi o addirittura al blocco del ginocchio.

Profondo rosso nett'arto
Ora invece si tende a togliere dal ginocchio meno materiale possibile. La cartilagine viene trattata quasi «artigianalmente» dal chirurgo, con un lavoro di trapanatura e piallatura, o viene prelevata in piccole parti per poi essere rigenerata in laboratorio. Tutte metodologie che vengono normalmente eseguite. La tecnica, detta delle microfratture, si basa su un intervento in artroscopia che richiede tante microperforazioni nella zona subcondrale dell'osso, ovvero nella parte della tibia e del femore appena al di sotto dello strato cartilagineo che le protegge. Funziona così: un endoscopio con in cima una fonte luminosa e una minicamera viene inserito nel ginocchio del paziente. L'effetto che si crea in sala operatoria è surreale, visto che la trasparibilità della pelle fa sembrare a chi osserva il ginocchio illuminato di rosso.

Un acquario di cartilagine
L'endoscopio comincia a mandare le immagini dell'articolazione, che ricorda un po' il paesaggio marino: le cartilagini simili a tante alghe che si muovono lentissimamente, la rotula e le ossa che assomigliano a tanti scogli e i menischi che ricordano i molluschi. Una volta scrutata sul monitor la situazione, i tipi di intervento sono due: se il menisco non è troppo danneggiato basta una operazione (il cosiddetto shaving) per rimuovere i frammenti di menisco lesionati che si muovono all'interno del ginocchio provocando dolore. Se la mezzaluna invece è irreparabilmente danneggiata, grazie a scalpelli e frese chirurgiche, si procede alla creazione di tanti piccoli fori sulle parti terminali di femore e tibia.

Un corpo che si rigenera
L'obiettivo è quello di far irrorare di sangue in maniera abbondante la zona che ha perso il suo strato di cartilagine, facendo leva sulla capacità del corpo umano di rigenerarsi. Un po' come avviene quando ci feriamo sulla pelle dopo una caduta: il sangue coagula, la ferita si cicatrizza e si forma naturalmente il nuovo tessuto. Nel caso dell'intervento al ginocchio la cicatrizzazione di queste ferite, infatti, forma una fibrocartilagine che non è uguale alla cartilagine vera e propria presente quando il paziente era sano, ma che è pur sempre in grado di sopportare il peso e gli sforzi di una attività sportiva, anche ad alto livello. Il successo di questo tipo di intervento è molto elevato.

Il chìrurgo «falegname»
Un altro sistema è quello della condroabrasione. Anche in questo caso si stimola l'organismo all'autoriparazione, però in maniera diversa rispetto alla tecnica precedente.
Questa metodologia, con l'abrasione si interviene meno in profondità rispetto all'azione della tecnica a microfratture e non si praticano fori, ma ci si limita a levigare la parte superficiale della cartilagine ossea. In questo modo il sanguinamento risulta essere meno abbondante ma più uniforme. Si lavora più con la pialla del falegname che con lo scalpello del muratore, per così dire.

Ferri per mani esperte
Questa tecnica ha efficacia nel 75 per cento dei casi ma viene poco praticata. Per effettuare un'operazione simile bisogna calibrare con alta precisione la zona da levigare e dunque l'esito dell'intevento dipende molto dalla perizia di chi lo effettua. Per questo tanti chirurghi preferiscono dedicarsi a metodi più consolidati e meno rischiosi.

 

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